Rocchetta-Palefea

Comune di Rocchetta Palafea

Davide Gamba,  
2016-11-09 22:15:32

LA STORIA

Le prime notizie storiche certe risalgono al 960, quando sicuramente doveva già sorgere un imponente castello nel sito attualmente occupato dal borgo, castello che le poderose mura ricavate nei fianchi della collina lo rendevano una fortezza inespugnabile.

L'importanza strategica del luogo è tale che l'Imperatore Oddone si preoccupa di redigere un diploma con cui dona ai Colombo di Cuccaro numerose località, tra le quali Calamandrana e Rocchetta Palafea. 

Ben presto tuttavia si estese anche sul contado il dominio della Chiesa di Acqui, che riuscì a scalzare l'autorità dei Conti di Acquesana e a farsi concedere, il 30 giugno 1116 dall'Imperatore Enrico V, la giurisdizione su vari territori compresi tra il fiume Tanaro e la Bormida, tra questi anche il castello di Rocchetta Palafea. 

Subentrano in seguito con titolo feudale i signori aleramici di Ponzone, che nel 1211 cedono nuovamente il paese con relative pertinenze al Vescovo di Acqui Ugo Tornelli, innalzando sul castello il vessillo della Chiesa che, ancora nei secoli successivi, si arrogherà il diritto di infeudare i vari e numerosi signori che si succedono nel dominio del paese. 

Ad esempio, nel 1306, il vescovo Ottone Bellingeri investe del feudo Federico Semplice, signore di Calamandrana, ma pochi anni dopo nel 1344 sarà sempre la Chiesa di Acqui, con il Vescovo Ottobuono del Carretto a togliere il feudo a Franceschino figlio di Federico , per alienarlo al Marchese del Monferrato. 

Verso la metà del trecento, nelle complesse lotte dinastiche e nella politica di espansione territoriale delle città a scapito dei feudi rurali, si inserisce anche la Repubblica di Genova che nel 1347conquista Rocchetta. Poi la cede al Marchese Enrico del Carretto suscitando le ire del Vescovo di Acqui, il quale vantando ancora antichi diritti, investe del paese Oddone e Giovanardo Marchesi di Incisa. 

Da questo periodo in avanti sino alla conquista dei Savoia a metà settecento, a Rocchetta domineranno contemporaneamente due, tre o anche quattro signori, ciascuno per la parte di decime di propria pertinenza. Infatti tra i documenti d'archivio troviamo che nel 1356 l'Imperatore investe del feudo i fratelli Matteo Marchetto e Beneventino Catena, ma poi nel 1380, ecco che i padroni di Rocchetta si sono già moltiplicati e troviamo Corrado, Francesco, Matteo Aleramo e Uberto Villano. 

Nel 1499 è la volta di Antonio dei Marchesi di Incisa, che si insedia nel castello, mentre il 29 maggio 1532 acquista diritti sul castello e metà del feudo Francesco Vescovo di Noli, protonotaro apostolico, investitura confermata ancora nel 1538 e nel 1546, senza peraltro togliere ai fratelli Bruno, che vantano antichi diritti imperiali, il potere e i diritti di caccia. 

Un certo Paolo Bruno è ancora Signore di Rocchetta nel 1590, quando gran parte del feudo è assegnato a una donna, Francesca Maria Scarampa Valperga. 

Solo con il XVII secolo si delinea una situazione più ordinata, con l'infeudazione concessa dalla Camera del Monferrato di Casale a Girolamo Falletti, la cui famiglia tenne saldamente il potere per circa un secolo, dando anche il proprio cognome al paese citato in molti documenti come Rocchetta Falletti. 

Infine nel 1749, sono i Savoia, ormai padroni di tutto il Piemonte, a concedere il feudo di Rocchetta al Marchese Carlo Gerolamo di Castagnole. Da questo momento le vicende del paese seguono quelle dello Stato Sabaudo.

 

PRESENTAZIONE

Disposta a grappolo su una collina a dominio della Valle Belbo, Rocchetta era in origine un presidio militare composto dalla torre e da un castelliere poi andato distrutto. Appartenuta al Marchesato Aleramico e poi al ramo di Ponzone, nel 1347 passò al Comune di Genova, che la investì a Enrico del Carretto. Il Paese ha conservato alcune strutture originarie e anche gli interventi barocchi, come l'armoniosa parrocchiale e l'oratorio, sono ben inseriti nel contesto urbanistico.

La torre, che la leggenda popolare definisce saracena, rappresenta il classico esempio di fortificazione della Langa Astigiana. Ha base quadrata, piccole finestre di osservazione, coronamento a due file di architetti in pietra e mattoni. Ripete gli schemi delle analoghe torri di San Giorgio Scarampi, Cassinasco, Denice, Castelletto d'Erro e Cavatore.

Tutt'attorno resta parte del mastio medioevale, demolito all'inizio del XVIII secolo e ormai ridotto a muraglione di contenimento.

La parrocchiale barocca, ad un'aula, ha una mossa facciata in cotto e, all'interno, un notevole altare settecentesco in marmi policromi e due bei confessionali. Tre grandi dipinti su tela, tutti di metà Settecento, appartengono a Giovanni Battista Motelli. La tela più grande è quella absidale, che ci propone la Beatificazione di Sant'Evasio, mentre le altre due, ai lati dell'altare, rappresentano episodi della vita del Santo, tra cui il martirio.

Nello stesso edificio si conserva un altro grande quadro di stile moncalvesco con la Madonna del Suffragio accompagnata da Sant'Antonio e da San Francesco da Paola che intercedono per le anime del Purgatorio. Di fattura popolareggiante, di fine Settecento, è l'affresco dell'Annunciazione che si trova nell'oratorio dei Disciplinati, un pregevole edificio barocco che completa con la sua facciata una statua del Santo accompagnato dall'immancabile cane. Nella Madonna del Buon Consiglio, presso il cimitero, sono venuti alla luce affreschi seicenteschi recentemente restaurati.

Il territorio di Rocchetta è in buona parte coltivato a vigneto, per cui la produzione di vini di qualità rappresenta l'attività agricola prevalente e il miglior biglietto da visita del paese. Non mancano però le formaggerie e, in una storica macelleria, i salumi tipici, tra cui il curioso biclet, un salame crudo dalla taglia più lunga del normale e dalla forma affusolata, che viene ricavato dalle parti nobili del maiale.

Rocchetta Palafea è il paese natale di Massimo Berruti, un simbolo, negli anni Settanta, dello sport più popolare delle Langhe e del Monferrato, il pallone elastico. Berruti ha infiammato gli sferisti piemontesi e liguri cimentandosi in ineguagliate sfide con il suo amico-rivale Bertola e ha conquistato numerosi titoli nazionali. Il suo nome è ricordato accanto a quello delle glorie mitiche del balon a pugn dei tempi eroici, da Ghindo di Cravanza a Manzo di Santo Stefano Belbo.

 

COSA VEDERE

Chiesa Parrocchiale di Sant’Evasio. E’ una delle più interessanti chiese barocche della Diocesi di Acqui. Riedificata nei primi decenni del ‘700 e benedetta ne 1736, è dedicata a Sant’Evasio, evangelizzatore e martire del III sec., patrono di Casale Monferrato. La struttura esterna in pietra e mattoni a vista, propone una facciata a due ordini coronata da timpano triangolare e scandita da doppie coppie di lesene, concluse da capitelli con piccola voluta. Ai fianchi due bracci concavi, semicircolari, imprimono leggerezza e movimento all’insieme.L’alto portale, coronato da un fastigio a volute, incornicia il portone barocco in legno scolpito di bella fattura.

Nell’interno, a pianta centrale, sono conservati quattro grandi dipinti su tela (Episodi della vita del Santo e Madonna del Suffragio), realizzati da G. B. Morelli, nella seconda metà del XVIII sec.. Pregevole l’altare maggiore in marmi policromi, realizzato nel 1768-70 dai Pelagatta, rinomata famiglia di marmorari lombardi. Ente Ecclesiastico.

 

Informazioni tratte dal sito del Comune di Rocchetta Palafea 







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