Montabone

Comune di Montabone

Davide Gamba,  
2016-11-06 23:06:41

LA STORIA

Le origini remote di Montabone non sono da ricercarsi nell'attuale concentrico ma nelle fertili tenute vitate del circondario.I Romani, forti della propria colonia di Aquae Statiellae, non si sono lasciati sfuggire ('opportunità di dissodare e lavorare le terre delle colline circostanti e hanno fondato numerose ville, cioè poderi, completi di cascina, cantina, stalla, alloggi per gli schiavi e dipendenze varie. Di alcuni di questi insediamenti è ancora rimasta traccia nella toponomastica locale, come la località di Cornegliano, un vero e proprio agglomerato oggi diviso tra Montabooe e Castel Boglione, che derivò il proprio nome dal personale Cornelius. Lo stesso avvenne per altri fondi rustici, ossia i poderi dei Romani Orio e Nepos (o Nepotianus), presenti nelle campagne di Montabone come Oriano e Nipiano.presenti nelle campagne di Montabone come Oriano e Nipiano.Con l'avanzata dei Barbari e la graduale conquista dell'Italia settentrionale da parte dei popoli di lingua germanica (Sarmati, Goti e, più tardi, Longobardi), il gruppo militare e familiare del tedesco Abbo prese dimora, come d'uso per motivi difensivi e offensivi, sul colle, dove sorse, con il castello, il primo agglomerato urbano che diede poi vita al paese di Montabone. Quindi Montabone, al pari di Mombaldone (Mons Baldonis), di Ricaldone (Runcus Aldonis) e di tante altre località piemontesi trae origine dal vocabolo Mons (colle) e dalla forma del genitivo del personale del tedesco Abbo-Abbonis: quindi, "Colle del germanico Abbo". Nel dialetto locale è avvalorata invece l'etimologia di "monte buono", per la bontà dei vini che vi si producono, il che, anche se non ha fondamento storico, è pur sempre una verità tangibile nei fatti. Basta una sosta in una cantina per convincersene!di Ricaldone e di tante altre località piemontesi trae origine dal vocabolo (colle) e dalla forma del genitivo del personale del tedesco quindi, "Colle del germanico Abbo". Nel dialetto locale è avvalorata invece l'etimologia di "monte buono", per la bontà dei vini che vi si producono, il che, anche se non ha fondamento storico, è pur sempre una verità tangibile nei fatti. Basta una sosta in una cantina per convincersene!

Le prime notizie storiche sicure e documentate risalgono al 1040, quando Guglielmo, figlio di Dodone, cede il villaggio alla chiesa di Acqui e al monastero di San Pietro. Nel 1100, per concessione di Azzone, Vescovo di Acqui, gli uomini di Casanova sono investiti delle terre di Montabone. Come avviene per tutto il territorio tra Bormida e Belbo, a poco a poco il potere ecclesiastico sostituisce quello civile, come confermato dalla concessione fatta nel 1116 alla chiesa di Acqui da parte dell'imperatore Enrico V, dove compare anche il castello di Montabone.

Nel 1156 il papa Adriano IV conferma ai canonici di Acqui i diritti sulla loro chiesa e in particolare le proprietà di Acqui, Plaxano, Strevi, Oviglio, Prasco, Cassinelle, Orsara, Rivalta, Montabone ovvero Casanova, Terzo, Bistagno, Melazzo, Cartosio, Ovrano, Cavatore, Visone, Cassine e altre borgate. Ben presto però, nel 1164 , interviene l'imperatore Federico Barbarossa che infeuda Montabone al Marchese del Monferrato Guglielmo e ai suoi discendenti. I rapporti tra la Chiesa di Acqui, Casanova, il Monferrato e Montabone rimangono molto tesi, al punto che nel 1210 una sentenza stabilisce che il feudo venga diviso tra l'Abate del Monastero di San Pietro in Acqui e il Marchese di Monferrato.

Nel 1256, a riprova della dedizione ad Acqui, Arnaldo de Curiis, Guglielmo Bucha, Guglielmo Chierico, Delfino e Giovanni Arrancamilio su ordine di Enrico, vescovo eletto di Acqui, dichiarano sotto giuramento i mansi di Terzo appartenenti alla curia vescovile, tra cui molti appezzamenti di terreno in Montabone di cui sono riportati i nomi, tuttora corrispondenti a cascine o località del paese.

Tra il 1330 e il 1354 è stato redatto un importantissimo elenco, conservato nel Codice Vaticano Latino n. 13.488 e trascritto dal Moriondo e dal Pavoni, in cui si citano decine di abitanti di Montabone e di terzo che devono pagare il censo al Vescovo di Acqui. Si riscontrano già presenti quasi tutti i cognomi storici del paese, con la citazione di molte famiglie ancora presenti. Nel 1349 Guglielmino, marchese di Incisa, arbitro eletto dalle parti con il compito di sentenziare sulla base del consulto del giuri sta Francesco Andreuccio da Fabriano, stabilisce che Enrichetto di Calamandrana dei signori di Montabone deve eliminare entro Pasqua un mulino da lui costruito sul rivus Potancani, perché lede i diritti della chiesa acquese a cui è soggetta la regione.perché lede i diritti della chiesa acquese a cui è soggetta la regione.

Nel 1364 l'imperatore Carlo IV da Praga riconferma a Guido da Incisa, Vescovo di Acqui, i diritti sulla sua chiesa e in particolare la giurisdizione sul territorio compreso fra Tanaro e Bormida, tra cui si cita anche Montabone.

Ma gli animi non si placano e ancora per secoli si protraggono le scaramucce e le liti sui confini nei confronti di Acqui, al punto che in pieno XVI secolo il Marchese di Monferrato è di nuovo costretto ad intervenire per mettere pace tra la popolazione in rivolta.

Nel frattempo è subentrato sulla scena politica del Basso Piemonte un altro contendente, Casa Savoia, che tenta con la guerra di Monferrato condotta dal duca Amedeo di impadronirsi di Montabone e vi riesce per qualche tempo, salvo poi restituire il paese al Marchese di Monferrato nel 1435 con il trattato di Torino.

Solo nel 1708, dopo aver subito il saccheggio delle truppe francesi provenienti da Asti e dirette a Genova nel 1625 e dopo aver visto la successione di altre dinastie locali come i Della Rovere di Bistagno e gli Orecchia di Acqui, il feudo di Montabone viene definitivamente incamerato negli Stati Sabaudi, di cui segue le vicende fino all'unità d'Italia e oltre.

 

PRESENTAZIONE 

Arroccato sul colle che gli dà il nome, Montabone si colloca in una magnifica posizione panoramica e in felice situazione climatica. Terra di grandi vini a DOC e DOCG, tra cui spiccano i dolci Moscato e Brachetto, il delicato Oolcetto e le robuste Barbere d'Asti e del Monferrato, ma anche luogo d'arte e di storia, che conserva nella sua chiesa alcuni capolavori di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, il massimo esponente della pittura piemontese tra Cinque e Seicento che proprio in questo minuscolo borgo, nella contrada detta Alla Valle, vide la luce nel 1568.

Il centro storico è uno dei meglio conservati dell'Alto Monferrato e una sapiente azione amministrativa ha permesso il recupero di gran parte delle antiche abitazioni in pietra e degli angoli più suggestivi del paese, soprattutto lungo la ripida via centrale che dalla porta urbica trecentesca conduce alla parrocchiale e allo spiazzo tenuto a giardino e parco giochi dove in tempi remoti sorgeva il castello.

Le campagne di Montabone, come quelle dei limitrofi Comuni di Rocchetta Palafea e di Sessame, si prestano a passeggiate ed escursioni tra boschi e vigne, a piedi, a cavallo o in mountain-bike.

Per questo sono stati attrezzati tre itinerari di diversa lunghezza (da 7 a 2 km.) ma accessibili a persone di tutte le età, che consentono di respirare aria pura godendo delle bellezze naturali ed artistiche del paese, dalla pieve di San Vittore al cosiddetto "bosco degli gnomi", dalla cappella di San Rocco alla fonte dei giunchi.

 

COSA VEDERE

Chiesa dei Disciplinati. A fianco del Municipio, subito fuori dall'arco di accesso al paese, si trova la chiesa dei Disciplinati, o della Confraternita dei Battuti, un edificio oggi in disuso ma che ha conservato, nella lineare semplicità della facciata a capanna e nel portale in pietra arenaria, tracce dell'originaria costruzione cinquecentesca.

Pieve di San Vittore. Ancora più antica, almeno per quanto riguarda la fondazione, è la pieve di San Vittore, isolata nel silenzio del bosco a pochi minuti dal concentrico. Dedicato al martire soldato della Legione Tebea, l'edificio è interamente in pietra, ad aula unica, e presenta un profondo portico introdotto da uno slanciato arco a sesto acuto, sotto il quale, in una nicchia, è conservata una statua in pietra di antichissima origine. La parte absidale, pure in pietra, è originale (secoli XV-XV!), mentre gli ordini superiori del campanile, in mattoni, sono un'aggiunta più recente.

 

Informazioni tratte dal sito del Comune di Montabone







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