Olmo-Gentile

Comune di Olmo Gentile

Davide Gamba,  
2016-11-07 00:06:34

LA STORIA

Il nome deriva dalla tradizione medioevale di piantare presso i luoghi di culto e i castelli un olmo, grande albero dalla corteccia scura e dal legno bianco molto duro, simbolo di carità, giustizia, protezione, chiamato perciò ulmus sacra, all'ombra del quale i sacerdoti officiavano e i giudici amministravano la giustizia.

Olmo appare per la prima volta nella divisione dell'eredità di Bonifacio Marchese del Vasto in data 22 dicembre 1142 nella quale « de Olmo» rientra nelle pertinenze del marchionato de Curtimio (Cortemilia) assegnato a Bonifacio Minore.

Nel 1209 Ottone del Carretto Marchese di Savona col consenso del figlio Ugo vende al Comune di Asti varie borgate che riceve in feudo da Enrico Zazio podestà d'Asti Fra queste borgate comprese nell'investitura « in rectum et gentile feudum» è nominato Ulmo.

Olmo è oggetto della controversia dei feudi impenali delle Langhe insorta fra la Casa Sabauda, I Marchesi del Carretto, il Duca di Milano. portata dinanzi agli Eminentissimi e Serenissimi Elettori del Sacro Romano Impero.

Nei relativi documenti si fa espresso richiamo all'investitura da parte di Leopoldo I imperatore e prima ancora a quella di Rodolfo Imperatore (anno 1577), di Ferdinando II (anno 1621) ' Ista feuda (vi è indicato Ulmus) juris familiae de Carretto ab immediate S.R. Dominio dependent prout in Cesareis investituris etc...'

Nel 1575in possesso degli Scarampi passò ai Valperga e poi agli Scaglia di Verrua.

Olmo, feudo imperiale, eretto in marchesato per i Gozzzani di Casale da questi fu ceduto al Marchese Borea di S.Remo che assunse perciò il titolo d'Olmo.

Nel 1615 Olmo durante la guerra per la successione del Monferrato (1612-1680) è stretta d'assedio dagli spagnuoli condotti da Don Luigi di Cordova i francesi di presidio si arrendono salvo l'onore.

Nel 1648 era dominio del Duca di Savoia in forza del trattato di Westfalia (art. 95).

Nel memoriale di Carlo Emanuele II riportato dal Claretta (Storia di Carlo Emanuele II. voI. 31 si legge che nel maggio 1673 il Duca di Savoia vuole affrettare la stipulazione dell'atto di compera di Roccaverano dal « Marchese dell'Olmo» per la porzione che ne ha 'avendo carig;ito il Presidente Truchi di sollecitarlo', appunto in detto mese ed anno venne stipulato l'atto di compra-vendita.

Dalla Storia dala città di S. Remo per Gerolamo Rossi (Sanremo, editore Gandolfo, 1867) a pag. 276 si apprende che «il titolo feudale (la casa Borea) l'otteneva da Vittorio Amedeo III re di Sardegna il quale: il 6 luglio dell'anno 1773 investiva il nobile Pier Francesco Borea feudatario di Roccasterone: della terra di Olmo con titolo marchionale:... ».

Il casato Borea d'Olmo fu illustrato dal Marchese Giovanni Battista Prefetto di Palazzo nel 1913, creato Duea da Vittorio Emanuele III nel 1914 e nominato Senatore: del Regno nel 1922.

 

PRESENTAZIONE

È stato detto di Olmo che rappresenta visivamente il legame indissolubile tra Langa e Liguria, tra collina e mare: un crinale che sembra un promontorio, una terra tufacea ricca di conchiglie e di fossili marini, una brezza che si trasforma in scirocco, il marein. Se cercate il miglior panorama della Langa Astigiana, andate a Olmo in un tramonto d'autunno. Non nel paese, ma prima, all'inizio della discesa nei pressi della chiesina dell'Addolorata da dove si di parte il bivio che porta alla cresta di Langa e al Puschera. Un velo di nebbia occupa le vallate ed esalta i profili delle colline che si susseguono infinite, giù fino al Mombarcaro lontano, alle Alpi di Mondovì e di Ceva, al Monviso, alla Francia.

E in primo piano la mole scura del castello con la sua torre di vedetta, in una scena di struggente romanticismo. Non hanno scelto a caso i Vescovi di Acqui quattro secoli fa quando decisero di fissare in Olmo il luogo delle loro ferie estive; e per godere fino in fondo di questo eccezionale spettacolo naturale nel ricostruito castello ricavarono sul lato posteriore una duplice loggia di pietra, da dove osservare, riparati dal vento, l'ultimo orizzonte, rassicurati dalla presenza amica delle vicine torri di San Giorgio e di Perletto.

Il borgo è tutto lì: la chiesa, il municipio, il castello in fase di avanzato restauro, la trattoria di Geminio che ormai è un'istituzione deIla gastronomia di Langa. Eppure Olmo riserva altre sorprese: provate a scendere giù per la strada tortuosa fino ai Lavagnini, dove si sono conservati i più antichi esempi di cascina di tutto il territorio, grandi case squadrate coperte di ciape scure che recano sugli stipiti deIle porte date remote risalenti al XV e al XVI secolo. Lì c'era il primitivo paese, suIla via ancora praticabile che portava a Sant'Antonino di Perletto e a Cortemilia.

Passarono i Francesi e lo distrussero, costrinsero la gente a trasferirsi in alto, vicino alla torre, ma lasciarono queste testimonianze preziose accanto aIla piccola chiesa di San Martino, oggi ridotta neIle dimensioni per l'abbattimento del grande portico sotto cui trovavano riparo mercanti e peIlegrini.

Siamo suIle vie del sale, delle acciughe, di Roma e di Santiago. Da questi sentieri isolati e scoscesi è passata la storia e qualcosa è rimasto nell'aria.

 

COSA VEDERE

Torre e Castello. In Olmo si erge ancora il castello, lasciato in stato di abbandono per diverso tempo ma ora in via di restauro; almeno fino a un secolo fa era abitato dalle famiglie Chiesa e Cortina. Si compone di due parti nettamente distinte: la torre e l'abitazione vera e propria.

La torre quadrangolare, in pietra arenaria, risale probabilmente al secolo XII e presenta caratteri molto simili a quelle di Vengore e di Visone.

Alla sommità sporgono, su quattro lati, dei massicci supporti lapidei, che vero­similmente servivano a sostenere un ballatoio ora scomparso. 

La parte residenziale invece fu voluta nel 1681 dal vescovo Gozzani in fuga da Acqui, che ne fece poi la sua dimora abituale. All'interno, prima dei radicali restauri, si vedevano ancora tracce di  affreschi  sullo scalone e su alcuni soffitti - un bel camino e dei pavimenti in pietra squadrata. L'antica porta di accesso al borgo fortificato crollò nel 1951 (restano visibili gli attacchi della costruzione al muro del castello), mentre nella parte posteriore verso l'attuale via Piave vi è una casa cosiddetta 'della servitù', ristrutturata nel 1818 e abitata fino al 1970.

La Chiesa parrocchiale. La parrocchiale di San Martino ha conservato alcuni tratti tardorinasci­mentali risalenti all'epoca della fonda­zione, quando si verificò l'aggregazione al castello della popolazione sparsa nelle campagne; l'aspetto interno è però decisamente compromesso da numerosi lavori di abbellimento esegui­ti in epoca tardobarocca e le navate laterali risalgono addirittura al 1913. I banchi sono stati acquistati nel 1824, i due altari sono dedicati alla Madonna di Lourdes e a Sant'Antonio.

 

Infromazioni tratte dal sito del Comune di Olmo Gentile







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