Mappe Esperienziali all’OpenGeoData School
2016-11-01 00:17:24
Nell’ultimo walkabout, il brainstorming nomade organico al processo formativo dell’OpenGeoData School, sono emerse alcune delle parole chiave funzionali alla definizione del nostro sguardo sul territorio di Monastero Bormida che ci ha accolto nel suo castello. verso-luna-di-mieleProviamo a ripercorrerle (grazie a Gabriella, una dei 10 partecipanti al Corso, che le ha rilanciate sul nostro canale di Telegram) ricostruendo il percorso esperienziale. Alcune sono parole “generali” che proviamo ad interpretare, riconducendole a ciò che abbiamo detto e fatto (il cantiere di georeferenziazione, ancora in corso su mappiamo) e alcune altre molto specifiche, pertinenti alcuni aspetti peculiari della nostra ricerca-azione sul campo.
Riconoscimento ovvero il fatto di riconoscere il valore di un processo condiviso, capace di riconoscere un paesaggio, come quello delle Langhe-Monferrato in cui abbiamo esplorato.
Consapevolezza ciò che riguarda la capacità di gestire i sistemi della comunicazione digitale per esprimere ciò che definiamo Innovazione Territoriale.
Tessere, come quelle di un mosaico: rivelano una raccolta di frammenti che non raggiungono la visione d’insieme. Dopotutto il mondo non è unitario, si rivela un po’ alla volta.
Opportunità, quelle che si compiono solo se impugniamo il nostro destino.
Radici, decisive sia per attingere alle risorse interne del territorio sia per sostenere quei rami che s’innalzano per raccogliere la luce: le informazioni del tempo che cambia.
Valorizzazione, l’obiettivo strategico di un progetto come questo delle Mappe Esperienziali per l’Innovazione Territoriale, perchè acquisti valore ciò che anche il PIL non rileva.
Conoscenza, inerente un processo formativo che mixa l’acquisizione di competenze multimediali con l’impatto con un territorio che va scoperto.
Condivisione, il principio attivo di questa esperienza che individua nel riuso degli Open Data, un modello che può essere anche contemplato come un’espressione di sharing economy.
Geo, la definizione originaria (dal greco) di territorio, ciò che sta alla base di tutto: molti di noi sostengono che la geografia viene prima della storia.
Openness, tutto ciò che è aperto, inerente non solo la materia prima della nostra Open Data School, ma anche ciò che riguarda l’ inclusione: a Monastero c’è posto per tutti, è un posto inclusivo. pietra tonda delle Langhe
Genius faber, il saper fare che sottende una genialità artigiana inscritta in un buon senso del territorio che sa esprimere culture materiali di qualità.
Robiole, quei formaggi caprini (ma anche misti con latte ovino) a pasta molle che esprimono una delle migliori culture materiali di quelle Langhe, insieme a vino e nocciole.
Sansossi, è il titolo di un’opera letteraria di Augusto Monti, la maggiore personalità di Monastero. Un modo di dire piemontese che traduce il “sans souci” francese: significa “gaio e spensierato”…
Pietre tonde, una particolarissima arenaria tutta tonda, a volte piatta. Sembra erosa dall’acqua di fiume ma la si trova sulle colline. Spesso al loro interno appaiono tracce fossili di antiche ere geologiche.
Dalle riflessioni generali a quelle particolari, come in uno zoom cognitivo ed esperienziale. E’ questo il fulcro del lavoro su cui s’innesta il cantiere di georeferenziazione condotto da Ivan Bertalan che dopo aver indicato i tools (tra cui mapillary, vespucci, open street view) imposta il lavoro sugli opengeodata e infarina sulle licenze di creative commons. Alcune sessioni, condotte da Sergio Farruggia e Roberta Dho di Stati Generali dell’Innovazione, si rivolgono all’attività sugli opengeodata della Regione Piemonte (con Fabio Malagnino), CSI (con Giuliana Bonello su skype) e Luca Pantano. Incontriamo il sindaco di Monastero Bormida, Gino Spiota, e l’assessore Gigi Gallareto, già sindaco, che ci conduce al Mulino, un luogo emblematico di archeologia industriale: è ancora in corso un restauro che sta preservando la sua struttura di opificio. Un luogo significativo anche perché vi ha vissuto Augusto Monti, figlio del mugnaio, scrittore che ha saputo esprimere il genius loci di questo territorio. A trasmetterci il buon senso di questo territorio è anche Paola dell’agriturismo Luna di Miele che ci parla dell’intelligenza delle api che cura non solo per quel miele che si combina mirabilmente con le robiole stagionate, ma per la loro intelligenza connettiva. Nel walkabout per risalire la collina e arrivare lì a pranzo avevamo appena ascoltato via radio la “danza delle api”: un audioclip sulla capacità organizzativa dello sciame. Un buon modello di riferimento naturale per le nostre esplorazioni partecipate. Anche noi accogliamo “nettare”: immagini fotografiche, tracce georeferenziate (per aggiornare Openstreetmap) e voci, come quella di Davide e altri giovani adolescenti, incontrati in una festa di compleanno dove stavamo cenando, che ci descrivono i loro luoghi di aggregazione e di seduzione e quella di Piera, un’anziana che racconta della sua cantina…e delle campane (per metterci in ascolto della città, come giustamente ci fa notare Roberta).
A novembre ci sarà l’ultima sessione dell’OpenDataScool, lungo un percorso che aveva visto una tappa preliminare nel giugno scorso e, prima ancora, un convegno dove fu seminata l’idea un anno fa. A ricordarci alcuni precedenti che avevano già dissodato questo territorio, più verso il Monferrato, a Casale, è poi Fabio Lavagno, giovane deputato PD, allora assessore di quel Comune.
Originariamente postato da Carlo Infante su http://www.urbanexperience.it