Stemma Serole

Comune di Serole

Davide Gamba,  
2016-11-09 23:14:13

LA STORIA

La prima citazione di Serole risale al 991. Nel 1209 Serole viene venduto al Comu­ne di Asti da Oddone I che ne mantiene il dominio sotto forma di investitura. Il 3 febbraio 1300 Alberto Del Carretto acquista dai marchesi di Ponzane parte del mandamento di Spigno, nel quale era compreso anche Serole. I Genovesi, che ne de­tenevano il dominio, lo cedono al Marihese di Monferrato che è costretto nel 1427 a prenderne l'investitura dal Duca di Mlano. Da questi Serole passa alla famiglia de­ gli Asinari nel 1579, dietro investitura',del re di Spagna Filippo II, duca di Milano. Nel 1724 Serole segue la sorte di tutto il Marchesato passando sotto Casa Savoia, ma resta tuttavia oggetto di contesa per la famiglia Del Carretto. È da segnalare che sino al 1801 il paese resta esente dal versamento dei tributi.

Ricorda il "Dizionario corografico universale dell'Italia" del 1854: "Per dissodare i terreni sogliono i Serolesi abbruciarvi gli abeti selvatici e gli arbusti dei ginepreti, e per questo modo le terre ingrassate da questa cenere e fuliggine danno il dodici o il quindici per uno, per quattra anni consecutivi, senza uopo di altra concime: al quin­to anno rinnovasi tale operazione, lasciando nell'intervallo libere crescenze alle pian­te selvatiche... In Serole vi era una cava d'ardesia, ora abbandonata".

Il castello di Serole, che serviva da abitazione ai marchesi feudatari di queste terre, andò completamente distrutto già sotto il dominio dei Savoia e la sua mancata ricostruzione denunzia lo scarso conto in cui era tenuto ai fini del sistema difensivo di allora.

Intorno alla metà del secolo scorso, un terzo del suo territorio era ricoperto di campi e di pascoli, un terza di castagneti e di alberi cedui, il rimanente era incolto; vi si producevano principalmente grano, meliga, castagne.

Si coltivavano le viti, ma con scarsi ri­sultati, dal momento che le uve non potevano maturare completamente, a causa del­l'altitudine.

 

PRESENTAZIONE

A Serole la Langa esprime i suoi caratteri più selvaggi e meno contaminati dalla presenza umana, con boschi, forre, prati, versanti e calanchi che in stagione si colorano di fiori e sprigionano profumi di Liguria. Gli stessi che si apprezzano nelle delicate formaggette di puro latte caprino di cui questo paesino fascinoso annovera le produzioni qualitativamente più rappresentative.

Terra di frontiera, confine tra quattro province e due regioni, luogo remoto da tutto e da tutti che sa vivere con orgoglio e dignità la sua autonomia e anche il suo isolamento; Serole tra Cortemilia e Spigno, con i suoi cento abitanti tenacemente legati al loro paese, con la sua osteria che è stata definita "eroica" per la costanza di rimanere quassù a presidio gastronomico di questo estremo lembo di terra astigiana incuneato ormai verso l'Appennino.

La storia di Serole, più che nelle pietre delle sue case, è nei suoi boschi, negli immensi castagneti da frutto e da taglio dove nei secoli passati vivevano non solo i lupi ma anche gli orsi, che hanno dato il nome alla borgata (Ursariola) quando questo era prediletto terreno di caccia di feudatari e signori delle valli. Eppure anche in questo villaggio si respira l'eco della storia e la lapide in stentato italiano che commemora la battaglia di Lepanto, quando l'armata cristiana sconfisse per sempre il pericolo turco è un simbolo, forse una inconscia rivincita a ricordo di quando invece, secoli prima, furono proprio i Saraceni a rendere un deserto le terre prima fertili delle Langhe.

 

DA VEDERE

La Chiesa parrocchiale. Nella parrocchiale, dedicata a San Lorenzo, cinquecentesca di origine ma rielaborata a più riprese, meritano un cenno un pregevole tabernacolo ligneo del 1655 e un affresco sul soffitto, raffigurante la Trinità.

 

Informazioni tratte dal sito del Comune di Serole







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